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Di seguito, un estratto dell’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di apertura di “Trento Capitale europea e italiana del Volontariato 2024”
Essere Capitale è anche una grande occasione di incontro, di ricerca in comune, di riflessione, di conoscenza. L’opportunità di mettere in rilievo buone pratiche, come quelle qui rappresentate.
Per nostra fortuna, l’Italia è ricca di volontari e di associazioni che raccolgono e organizzano queste energie civili. Volontari che portano sollievo negli ospedali. Volontari che danno forza alla protezione civile; che si occupano di sicurezza ambientale; che custodiscono e valorizzano il patrimonio culturale. Volontari che portano soccorso. Volontari che distribuiscono cibo e medicinali a chi non ne ha. Volontari che vanno nelle case e assistono le famiglie più povere. Volontari che sostengono le persone vulnerabili, che si dedicano ai bambini, e ai più fragili tra di loro. Volontari che si impegnano nel recupero scolastico; che contrastano la marginalità, l’abbandono, che provano a costruire ponti dove altrimenti vi sarebbero quasi soltanto macerie esistenziali. Volontari che si dedicano ai profughi dalle guerre e dalle catastrofi climatiche. Persone che danno fiducia.
Non soltanto espressioni di testimonianza, ma persone amiche che, concretamente, rimarginano ferite, per restituire a ciascuno la sua umanità. Energie di grande valore e di grande vigore, grazie alle quali ci siamo sentiti e ci sentiamo più comunità. Il volontariato esprime una visione del mondo. Quella della indivisibilità della condizione umana. Il famoso “I care”, “mi riguarda”, fatto proprio da don Milani e da Martin Luther King. Una visione che pone in primo piano la persona, l’integralità della sua vita, il suo pieno diritto a essere parte attiva della comunità. Per questo valorizza le relazioni tra le persone, il dialogo, l’amicizia.
Un impegno che, nei piccoli ambiti, immerge ogni giorno le mani nei problemi e negli affanni concreti e, tuttavia, porta a pensare in grande perché sa che ognuno contribuisce al cammino di tutti. La solidarietà è un moto che parte dalle coscienze. Reca impresso il carattere dell’ascolto dell’altro e della generosità. Abbiamo bisogno di solidarietà, di esprimerla e di riceverla, per sentirci parte di una comunità e della sua storia che va avanti. La solidarietà, peraltro, è una pietra angolare degli ordinamenti. La nostra Costituzione la riconosce come presupposto di uno sviluppo davvero civile. Eloquente, a questo riguardo, è l’articolo 2, che dispone che la Repubblica “riconosce e garantisce” i diritti inviolabili dell’uomo, sia dei singoli sia delle formazioni sociali, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale. La realtà del volontariato svolge un ruolo, insieme, di sentinella e di spinta di questo principio costituzionale. Rappresenta un pilastro anche della nostra civiltà europea. L’Europa è il continente dove la libertà, l’eguaglianza, la democrazia, la dignità della persona, la solidarietà sono cromosomi di un medesimo dna. Sono insieme fattori di identità irrinunciabili. Il valore fondante della solidarietà ha declinazioni molteplici nei Trattati dell’Unione europea. Tra i popoli. Tra gli Stati. Solidarietà che le istituzioni devono assicurare ai cittadini, affermandone la dignità, riducendo i divari e accrescendo le opportunità. Solidarietà liberamente interpretata e organizzata dai Corpi intermedi, che sono espressione viva, diretta della comunità.
Il volontariato è attenzione e accettazione dell’altro, umanità, rispetto, integrazione. Il volontariato è quindi dono. Il volontariato nasce in una sfera personale e comunitaria che precede le istituzioni. La prima forma di organizzazione di ogni società si basa sulla volontà di unirsi per obiettivi comuni. Il volontariato è libero per definizione; è espressione della libertà di ciascuno. La sua libertà è condizione di autenticità, elemento fra i più preziosi che il volontariato apporta alla nostra società, contribuendo alla sua coesione in un’epoca di così vorticose trasformazioni. Avere cura degli altri esseri umani è la sua vocazione. In una stagione in cui emergono spinte estreme all’individualismo, all’egoismo più esasperato, alle tante paure che frenano la vocazione solidale dell’uomo, la cultura della cura assume un forte significato. I volontari si muovono con altruismo negli interstizi delle nostre difficoltà. Sovente riescono a ridurre i danni, ad alleviare i problemi; aprono speranze, con un ruolo importante per assicurare diritti laddove altrimenti diventerebbero inesigibili, per sperimentare innovazioni sociali, per rendere effettivo l’accesso ai servizi, offrendo anche vicinanza e calore umano. La cultura della cura – di cui i volontari si fanno portatori – è sempre più complessa. Ma è così che si costruiscono i beni comuni, perché cura è attenzione al bene comune. Cura significa passione educativa, capacità di includere chi è ai margini, trasmissione generazionale, sostenibilità ambientale; significa dare una mano a chi non ce la fa perché possa riprendere il cammino. Vuol dire essere cittadini attivi, confrontarsi con le istituzioni, fare il proprio dovere, usare il patrimonio pubblico per il bene di tutti. Da questo mondo del volontariato – immerso nella vita di ogni giorno – riceviamo quotidianamente spinte, idee, valori, sogni.
I sogni non sono illusioni. Sono l’orizzonte a cui guardano coloro che nutrono speranza, per vivere la realtà con passione e per coltivare il desiderio di renderla più umana e più giusta. La solidarietà genera speranza. E solidarietà e speranza sono strettamente connesse con l’idea di pace, con lo spirito di fratellanza. Le azioni dei volontari ci parlano di pace. Il mondo si cambia anche partendo dai piccoli passi che riempiono il nostro quotidiano. E’ una responsabilità che riguarda ciascuno di noi.